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Non si capisce bene se sia giusto o sbagliato parlare di un tempo massimo che dovremmo dedicare ai social network durante la giornata. Ma questo è il modo nuovo di comunicare ed esprimersi del terzo Millennio.

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Secondo uno studio condotto dall’Università della Pennsylvania negli USA su studenti universitari americani fra i 18 e i 22 anni, l’uso eccessivo dei social fa male.

Lo studio, durato alcune settimane, ha diviso il campione in due gruppi: quello che aveva accesso illimitato all’uso dei social ha manifestato casi di ansia, depressione, paura della solitudine e di essere “tagliati fuori”, una sorta di sindrome che porta a pensare che gli altri stiano sempre facendo qualcosa di più cool e fico di quello che facciamo noi. L’altra parte del campione aveva un uso limitato su Facebook, Instagram e Snapchat per un totale di mezz’ora al giorno, e nessuno di loro ha manifestato sintomi del genere.

I risultati sono validi per le persone di quella fascia d’età. Non ci sono prove significative che possano renderli applicabili universalmente e indistintamente. Però, si tratta comunque di risultati che mostrano una correlazione tra la quantità di tempo passata sui social e alcuni stati di disagio. I social network sono il mezzo di comunicazione del nostro tempo, non possiamo ignorarli o far finta di nulla, né tanto meno possiamo sottoporre i ragazzi ad una dieta digitale. Al contrario, è estremamente utile conoscere bene i social e soprattutto le abitudini e le tendenze dei giovanissimi.

Ad esempio, Facebook è ad una svolta proprio fra i giovani: nell’ultimo anno un milione di ragazzi italiani lo ha abbandonato per migrare verso alternative che consentono di esprimersi come piace a loro o di rimanere anonimi, ma sempre al riparo da genitori o zii (ma qualche volta anche dai nonni!), che popolano Facebook.

Mentre in Italia gli user attivi una volta al mese nel 2018 sono stati 31 milioni (circa 1 milione in più rispetto al 2017), la piattaforma di Zuckerberg ne ha persi oltre mezzo milione nella fascia 13 – 18 anni, una cifra che arriva a 900.000 circa se si contano tutti gli under 30. Negli USA, Facebook è scivolato al quarto posto nelle abitudini quotidiane dei teenager americani dietro YouTube, Instagram e Snapchat.

Questo è un fenomeno che trova corrispondenza in piattaforme emergenti: TikTok, ThisCrush, Connected2.me, solo per citare alcuni spazi in cui i ragazzi possano usare i loro linguaggi e le loro regole, che rendono un alieno chiunque non sia nativo digitale. Gli adulti pensano che i social network nascano e finiscano con Facebook. Al contrario, i ragazzi hanno trovato altrove oasi dove esprimere i loro codici, i loro ritmi espressivi, le loro abitudini, la loro voglia di anonimato.

TikTok, ad esempio, è un gigante cinese da 500 milioni di iscritti in cui si pubblicano video amatoriali con musica mentre i protagonisti cantano, ballano e fanno scherzi. Solo in Italia, TikTok sta volando con 4 milioni di utenti, il doppio rispetto al 2016. Twitch ha fatto registrare nel 2018 un miliardo di spettatori, il 43% in più del 2017, che hanno guardato in streaming altri ragazzi giocare ai videogame: un fenomeno talmente importante da spingere Amazon a comprare la piattaforma.

In Connected2.me si chatta fra sconosciuti, decidendo di svelare la propria identità solo se c’è feeling. Purtroppo, dall’altro capo dello smartphone potrebbe esserci chiunque, incluso un pedofilo.

ThisCrush è invece una pagina aperta, spesso linkata a un profilo pubblico, in cui qualunque persona può lasciare un commento senza presentarsi. Tutto è ammesso: frasi dolci e carine come volgarità estreme, insulti, minacce, molestie, nulla è filtrato. L’utente si nasconde dietro uno pseudonimo o un anonimo. Il pericolo è essere presi di mira pesantemente, fino ad arrivare a vere forme di cyberbullismo come l’istigazione al suicidio.

Altri 2,5 milioni mensili li conta Snapchat, con una soglia record del 72% con meno di 24 anni.

La soluzione per i “grandi” è imparare a conoscere questi fenomeni, a capire i meccanismi di visibilità e di invisibilità che implicano per poi suggerire ai propri figli come comportarsi, cosa è opportuno e cosa non è prudente. È urgente un’educazione digitale per i ragazzi nelle scuole: dire di stare lontani da Facebook, li avvicinerà sempre di più a queste piattaforme e li allontanerà sempre di più da genitori preistorici. Queste piattaforme stanno diventando non solo luogo di comunicazione ma anche un rifugio virtuale.

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