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La singularity è un concetto che può riguardare anche la simbiosi fra tecnologia e educazione.

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La Quarta Rivoluzione Industriale dominata dalle tecnologie digitali e dalla fusione di diverse forme di sapere sta portando una rivoluzione produttiva dovuta alla confluenza di tecnologie: da quelle digitali (stampa 3D, IoT, robotica avanzata) ai nuovi materiali (bio e nanotecnologie) ai nuovi processi (ad esempio produzione basata sui dati, intelligenza artificiale, biologia sintetica). Queste tecnologie trasformeranno la produzione con conseguenze enormi su produttività, occupazione, competenze, distribuzione del reddito, ambiente: produzioni più ecologiche, lavori più sicuri (perché quelli pericolosi saranno eseguiti da robot), beni e servizi nuovi e personalizzati.

Lo sviluppo tecnologico sarà disruptive in tutte le industrie, nel senso che avrà un impatto dirompente e distruttivo. Il ritmo e la portata dei cambiamenti sono ancora sconosciuti ma la resilienza e la prosperità saranno più probabili in quei Paesi che adotteranno politiche lungimiranti su lavoro, istruzione, formazione. Infatti, mentre le nuove tecnologie creeranno posti di lavoro, gli adeguamenti associati potrebbero essere significativi con difficoltà legate sia ai processi di spostamento e ricollocamento lavorativo (nuovi lavori e ridefinizione di quelli esistenti) sia ai processi di inserimento nel mercato del lavoro.

Il rapido cambiamento tecnologico metterà alla prova l’adeguatezza dei sistemi di formazione. Alcune nuove tecnologie di produzione aumentano l’importanza dell’istruzione e dell’approccio interdisciplinare: non ha senso continuare a insegnare le materie come fossero compartimenti stagno, piuttosto si dovrà tendere verso la fusione delle diverse fonti del sapere. Inoltre, sarà necessaria una maggiore interazione tra industria e istituti di istruzione e formazione. Sistemi efficaci per l’apprendimento permanente e la formazione sul posto di lavoro sono essenziali, in modo che sia possibile accedere all’aggiornamento delle competenze in base al ritmo del cambiamento tecnologico e della riqualificazione quando necessario. Le abilità digitali, l’alfabetizzazione ICT, la matematica e la risoluzione dei problemi saranno vitali per tutta la popolazione lavorativa.

Per questo motivo, la capacità di visione a lungo termine è essenziale. Oltre ad affrontare le sfide a breve termine, tutti gli attori coinvolti, impresa, scuola, università, sindacati, governo, devono essere pronti a inquadrare le politiche e prepararsi per sviluppi al di là dei cicli elettorali tipici. È necessaria una riforma profonda e radicale dei sistemi di istruzione per abbracciare con successo le sfide che le tecnologie emergenti creano. Il punto di partenza è cominciare a lavorare al concetto di singularity fra istruzione e tecnologia, cioè una progressiva fusione/incorporazione della tecnologia nei sistemi di istruzione. Questo non vuol dire lasciare spazio totale ai robot ma considerare smartphone, tablet, pc, consolle, videogame e altri strumenti nella grandissima valenza didattica che possono avere. Invece di mettere alla gogna videogiochi e tablet, proviamo a lavorare all’adozione di videogiochi educativi e a rendere la tecnologia complementare agli insegnanti. Perché la tecnologia ha capacità di ingaggio, è veloce, raggiunge tutti e offre volumi più ampi.

I sistemi di istruzione devono uscire fuori dal loro guscio e andare incontro a bambini e ragazzi: inutile continuare a somministrare concetti e nozioni informative, perché hanno poco valore e lasceranno sempre chiusa la porta del cambiamento. Al contrario, la formazione, per essere tale, deve generare cambiamento e la tecnologia è la chiave per aprire quella porta.

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