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Le nuove generazioni stanno sovvertendo regole e tradizioni organizzative delle aziende. La rivoluzione è in corso…

I giovani con meno di 30 anni rappresentano oltre il 50% della popolazione globale di oggi, e il dato arriverà al 75% entro il 2030. Insieme a questo enorme potenziale, i giovani dell’era digitale stanno introducendo una nuova cultura, fatta di valori, percezioni e aspettative sul posto di lavoro uniche, trasformando il mondo del lavoro, e con questo fenomeno le aziende dovranno fare i conti per essere in grado di attrarre (e conservare) i migliori talenti disponibili.

I giovani vogliono contribuire in modo sostanziale alla vision ed alla strategia dell’azienda, cioè vogliono essere coinvolti in quello che l’azienda vuole raggiungere, e soprattutto identificarsi con gli obiettivi. Per far questo, è necessario affiancarli con un adeguato servizio di tutorship e mentorship allo scopo di avviarli ai diversi compiti e sostenerne continuativamente lo sviluppo.

Le nuove generazioni devono imparare di più per migliorare la propria esperienza lavorativa: l’Amministratore Delegato di Microsoft, Satya Nadella, ha fatto un’osservazione interessante quando ha detto “ciò che mi definisce … sono uno studente per tutta la vita”. Inoltre, il fallimento è parte integrante di tale processo, una vera esperienza di apprendimento, e questo è davvero difficile in un Paese bigotto come l’Italia, in cui si grida al vade retro verso il fallito!

Il problema del controllo organizzativo: nelle aziende, serpeggia la convinzione che la mancanza di monitoraggio rende i dipendenti meno produttivi, da cui derivano orari di lavoro rigidi, postazioni fisse in ufficio e controllo. I talenti scapperanno da organizzazioni di questo tipo: l’autonomia non ostacola le prestazioni, l’accento va posto sul completamento dei compiti concordati, non dove o quando si svolgono tali compiti! Oggi esistono piattaforme globali, come Fiverr, dalle quali poter pescare tutti i profili professionali di cui si ha bisogno!

Purtroppo, oggi, secondo numerose indagini, la maggior parte dei manager non crea ambienti in cui le persone si sentono a proprio agio per esprimere liberamente le proprie opinioni, soprattutto quando hanno posizioni contrarie. Per questo, ragazzi, evitate di farvi abbagliare dal luccichio dei nomi o delle stellette: non è importante andare in una big per essere fichi, guardate piuttosto cosa andate a fare e con chi, cioè guardate i compiti ed il vostro capo. Perché le cose concrete che andrete a fare saranno decisive non solo per farvi capire le diverse aree funzionali di un’azienda, ma anche per aiutarvi ad identificare ciò che più vi appassiona e motiva; ed il vostro capo dovrà essere il mentore, cioè colui che vi guida e vi aiuterà a tirare fuori il talento!

E tutto questo ve lo può dare solo una realtà molto destrutturata, come una Piccola o Media Azienda, vere e autentiche palestre!

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