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La  vocazione artigianale dell’Italia è unica al mondo: dai grandi sarti ai grandi pellettieri ai maestri orafi, un susseguirsi di straordinarie creazioni che ora rischiano di estinguersi perché nessuno vuole imparare!

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L’Italia ha da sempre una tradizione di creatività ed eccellenza artigianale che ci contraddistingue in tutto il mondo: dal design all’abbigliamento, dalle calzature ai gioielli, dal cibo al vino, quando si parla di eccellenza del made in Italy, si parla più spesso di life style, cioè un modo di fare ed essere che è tipico solo di noi italiani.

Allora, come è possibile che viviamo una condizione di disoccupazione giovanile tra le più alte d’Europa, un debito pubblico altissimo, una crisi di sistema profonda e radicale?

Anzitutto per una mancata risposta culturale: siamo prigionieri di un forte immobilismo culturale, non ci apriamo del tutto al cambiamento ed al confronto, siamo tra i più individualisti al mondo (ciascuno è geloso del proprio orticello!), non sappiamo unire le forze per cooperare. Queste sono solo alcune delle ragioni per le quali grandi firme italiane sono state vendute: da Valentino a Gucci, da Fendi a Bulgari, da Versace a Bottega Veneta, e a seguire in una lista tristemente lunga che quasi sempre è andata ad alimentare i portafogli dei nostri cugini francesi, che invece costruivano imperi del lusso.

Si sta assistendo ad una lenta e progressiva scomparsa proprio dell’artigianato.

Anzitutto, partiamo dalla base, la formazione: i programmi di formazione basati sul lavoro ed in particolare l’apprendistato sono un modo per garantire le competenze e aiutare chi già lavora e chi sta per iniziare a gestire con successo anche le sfide dell’Intelligenza Artificiale. Solo che per effetto di un retaggio culturale che però somiglia più ad arretratezza che a pregiudizio, l’apprendistato e la formazione professionale sono ancora percepiti come percorsi di studio di serie B rispetto a quello universitario, quando invece i percorsi di #apprendistato possono essere davvero uno sguardo al futuro in molti settori. Pare, invece, che la maggior parte tenda ad associare il successo ad un lavoro “intellettuale”, senza manualità, come se tutti volessero un plug per accomodarsi e collegarsi a matrix!

Ad esempio, Microsoft si impegna a responsabilizzare i giovani con le competenze di cui hanno bisogno per i lavori del futuro: come segno dell’impegno per la formazione professionale in Europa, nel 2010 ha lanciato un programma nazionale di apprendistato nel Regno Unito, che ha contribuito a collocare oltre 15.000 apprendisti in oltre 8.500 piccole e medie imprese in tutto il Paese. Microsoft si è inoltre impegnata ad aumentare l’accesso all’istruzione informatica e alla formazione digitale per 5 milioni di giovani in 28 stati membri dell’UE dal 2016 al 2018.

La sfida dell’intelligenza artificiale è quella di un sistema di tecnologie che sta trasformando il modo in cui lavoriamo in tutti i settori.

Si può parlare di Intelligenza Artificiale e start up artigiane? Non solo la risposta è positiva, ma è una strada maestra!

Le tecnologie digitali stanno offrendo un portafoglio di soluzioni straordinarie: dai droni impiegati in agricoltura per la concimazione o l’irrigazione, ad esempio, alla realtà virtuale del magic mirror, che consente di provare un abito senza cambiarsi.

Imparare come tagliare e cucire un abito, oppure come lavorare la pelle oppure come incastonare pietre in un gioiello sono un esempio di maestria che, abbinate alla forza del made in Italy ed alle tecnologie digitali emergenti, potrebbero dare infinite opportunità ai giovani del nostro Paese!

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