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I cambiamenti nel mondo stanno implicando cambiamenti nelle tradizionali discipline di apprendimento e nei modi in cui si apprende.

Per il lavoro del futuro, serve tutt’altro rispetto a quanto tradizionalmente si fa a scuola! Cominciando con l’insegnare un italiano per permettere ai giovani di esprimersi correttamente ed efficacemente.

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Secondo una ricerca fatta dal World Economic Forum, una Organizzazione non Governativa di enorme reputazione che mette insieme Istituzioni, Università e Imprese di tutto il mondo per realizzare progetti di ricerca, Il 65% dei bambini iscritti alla prima elementare nel 2017 farà un lavoro che oggi ancora non esiste oppure non è stato ancora inventato. Questa è la migliore fotografia di quello che sta accadendo e che accadrà, ed è una cosa che mi colpisce particolarmente da vicino perché, avendo due figli di otto e quattro anni.

Il sistema di istruzione tradizionale è in grado di offrire ai giovani le competenze e le abilità di cui hanno davvero bisogno per vincere le sfide della rivoluzione digitale?

Esiste un divario, quasi una frattura, fra le abilità che si apprendono a scuola e all’università, e le abilità che servono veramente, poiché i sistemi di apprendimento tradizionali, così come sono concepiti, non sono in grado di rispondere a questo profondo cambiamento.

I giovani che lavoreranno in futuro devono essere in grado di collaborare in gruppi che spesso sono multinazionali e multietnici, comunicare in modo efficace, essere creativi e dotati di pensiero critico per approcciare la risoluzione di problemi complessi. Inoltre, i gruppi avranno una durata breve ma molto intensa, in quanto i progetti si svolgeranno in modo agile e più rapido.

Collaborazione, comunicazione, pensiero critico, creatività, problem solving sono tutte abilità sviluppate principalmente attraverso un percorso di intelligenza socio emotiva, un’abilità fondamentale per permettere ai giovani di avere successo nell’economia digitale.

Ad esempio, il mercato del lavoro emergente richiederà che i lavoratori siano in grado di risolvere problemi non strutturati, lavorare con nuove informazioni, analizzare i problemi senza un “foglio di istruzioni”, e di comunicare le loro scoperte ad altri, anche oltre i confini nazionali.

Curiosità, adattabilità, imprenditorialità e resilienza sono preziose abilità sociali ed emotive, figlie di una forte intelligenza socio-emotiva, che possono essere sviluppate in qualsiasi momento della vita di una persona, ma sarebbe estremamente efficace iniziare dall’infanzia, integrandole nei programmi scolastici. Sono abilità che possono essere insegnate in classe o a casa, ma l’effetto accresce la potenza se sono sviluppate da insegnanti e genitori.

Per fare questo, ci vorrà uno sforzo coordinato fra politica, scuola, famiglie, imprese, sviluppatori di tecnologie, investitori e organizzazioni per garantire che lo sviluppo delle competenze sociali ed emotive diventi un obiettivo e una competenza condivisa dei sistemi di istruzione ovunque.

In Italia, cosa si può fare in concreto e subito? La prima cosa è smetterla con quell’atteggiamento un po’ presuntuoso da culla della cultura e lavorare tutti insieme, per cambiare cosa insegniamo e come lo insegniamo. Il coraggio e l’audacia dell’innovazione!

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