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Attualità

Costruire il tuo Personal Branding – 2/3. Prosegue il breve viaggio attraverso la costruzione del Personal Branding. Dopo il cv, tocca al dress code. Ma come ti vesti?!

Di Febbraio 6, 2020 Nessun commento

L’outfit giusto per ogni occasione aiuta il proprio personal branding, oltre ad evitare di essere fuori luogo!

Tempo di lettura: 2,15 m.

L’abito non fa il monaco! E questo è tanto banale quanto essenziale! Tuttavia, aiuta incredibilmente nella costruzione del nostro personal branding.

Le persone si formano le prime impressioni ancora prima che apriamo bocca. Diverse ricerche mostrano che il nostro aspetto influisce sulla percezione degli altri circa la nostra affidabilità. La percezione di una persona la formiamo in appena cinque secondi come mostrato da alcune ricerche (Princeton e University of Toronto). Mentre alcune prime impressioni derivano da fattori non controllabili (lineamenti, odori), altre sono invece leve sulle quali possiamo agire: il linguaggio non verbale (quello del corpo) ed il linguaggio paraverbale (tono di voce, velocità, timbro e volume). Modulare il tono della voce, la velocità ed il timbro delle nostre espressioni, usare la gestualità in modo coordinato e mirato, l’uso del sorriso e dello sguardo sono strumenti potenti di comunicazione e di posizionamento personale.

Similmente, un abito corretto per specifiche occasioni è anzitutto un modo di volersi bene, perché è un’attenzione verso sé stessi; è un modo di rispettare gli altri, perché è un’attenzione verso coloro che partecipano allo stesso evento; infine, è un modo di “posizionarsi”, nel senso che l’outfit diventa un segno distintivo.

All’attenzione alla scelta degli outfit fa eco il dress code, letteralmente, codice di abbigliamento, che indica l’outfit corretto e più adatto, o, alcune volte, esplicitamente richiesto nell’invito ad un determinato evento. Si va dal cosiddetto after five, che richiede raffinatezza senza eccessi nella formalità (per l’uomo, pantaloni eleganti, camicia bianca o dai colori tenui, e giacca opzionale; la donna può osare con abiti da cocktail corti, anche con colori e tessuti luminosi e vivaci), al black-tie, che lascia invece ben poco spazio all’estro ed alla creatività (per l’uomo, smoking e papillon neri, camicia bianca con le punte del colletto verso il basso, gemelli e scarpa nera liscia con lacci; per la donna è assolutamente consigliato l’abito lungo da sera, fino a coprire la caviglia, di colore scuro a tinta unita abbinato a gioielli e accessori preziosi ma non troppo vistosi, scarpa o sandalo dal tacco sottile e pochette come unica soluzione). I dress code coprono anche tipologie diverse come ad esempio il black-tie optional, che richiede eleganza, ma senza rigore (per l’uomo, può andar bene un abito scuro e cravatta scura obbligatoria, con camicia bianca e scarpa di pelle nera; per la donna, è ammessa qualsiasi tipologia di abito da cocktail, scarpa con tacco e accessori e gioielli preziosi ma non troppo vistosi) o il black-tie creative, con libera (ma non troppo!) interpretazione creativa (smoking nero ma con papillon colorato e fascia abbinata, per l’uomo; ammesso anche l’uso del pizzo per l’abito da cocktail, per la donna). Infine, i dress code si completano con il business formal, quello richiesto per business lunch o conferenze (per l’uomo, abito completo blu o grigio, anche gessato e cravatta, con camicia bianca o azzurra; per la donna, completo o tailleur grigio, blu o beige allo scopo di trasmettere un’immagine professionale); e finalmente, con il casual, che non è un vero dress code (per l’uomo, niente cravatta, pantaloni sportivi e camicia informale; per la donna, pantaloni e camicia sportiva vanno benissimo).

Outfit e dress code potrebbero sembrare un eccesso, figli di un’epoca in cui apparire conta più di essere e la forma spesso vale più della sostanza. In realtà, fanno parte del nostro personal branding, cioè di come vogliamo che il mondo ci percepisca. In generale, sono anche un modo per evitare cadute di stile in occasioni in cui è bene non presentarsi in bermuda e infradito! E anche questa attenzione è sostanza, e non forma!

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