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Esiste una diffusa approssimazione nell’approcciare e capire i giovani contemporanei, spesso bollati con giudizi frettolosi, rischiando di fallire definitivamente nell’indirizzarne la forte carica emotiva che si portano dietro.

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I Millennial, i nati fra il 1980 e il 1995, hanno vissuto un periodo di grandi trasformazioni tecnologiche e sociali, sempre più forti e veloci: dai primi telefonini a tastiera all’esplosione dei social network. Oggi, questi “ragazzi” dei primi anni 80 sono genitori (oppure lo diventeranno) di una generazione ancora più dirompente, gli iGen, i nati dopo il 2000, la cui infanzia o adolescenza è coincisa con l’ascesa dello smartphone, un fenomeno non solo tecnologico ma soprattutto sociale e comportamentale, perché “l’iPhone ha preso il posto di una parte del corpo, e infatti si fa gara a chi ce l’ha più grosso” dicono J-Ax e Fedez. Ma aggiungono anche qualcos’altro che potrebbe accadere:

E come faranno i figli a prenderci sul serio

Con le prove che negli anni abbiamo lasciato su Facebook

Papà che ogni weekend era ubriaco perso

E mamma che lanciava il reggiseno ad ogni concerto

Che abbiamo speso un patrimonio

Impazziti per la moda, armani-comio

Vorrei ma non posto è una straordinaria fotografia dei tempi contemporanei e di quanto possa essere davvero complicato entrare in sintonia con i ragazzi, capirli, comprenderne le dinamiche e razionalizzare alcuni atteggiamenti, senza giudicarli o bollarli con cliché frettolosi. Gli iGen sono ragazzi che agli occhi degli adulti fanno cose strane, come ad esempio seguire il #resell o il #trap. Proviamo a capire meglio.

Il resell è il fenomeno della rivendita di capi firmati legati alle #sneaker ed allo #streetwear in generale. Guardandolo con gli occhi del marketing, che piaccia o no, il resell è un servizio, e non una truffa come molti dicono, perché si rivolge a coloro che, nel mercato di nicchia dello streetwear, non hanno voglia e tempo di seguire i drop online. In questo modo, si soddisfa quel bisogno di status symbol, tralasciando se esso sia reale o un’imitazione, tant’è vero che il fenomeno del legal fake è tipicamente italiano. In Italia, più o meno tutti hanno gridato allo scandalo, come di consueto accade nel nostro Paese sempre molto aperto al cambiamento! Grazie al genere trap e a Fedez, marchi come Supreme sono sbarcati in Italia dove si sono sviluppate community come Flames, Drug Fashion Club, fiere come Ginnika e Kick It, e blog come Outpump, oltre a diversi canali di reselling. Il problema del resell in Italia è soprattutto culturale, perché si continua ad essere reazionari al cambiamento, chiusi e diffidenti al nuovo, ma sempre aperti alla disinformazione!

Il trap è uno stile musicale innovativo e alternativo al rap, incarnato da alcuni astri nascenti tra i quali spicca la Dark Polo Gang, un gruppo che sta diventando sempre più virale. Nato a Roma e poi diffuso in tutto il Paese, è un gruppo di 5 ragazzi (compreso il produttore) dei quali colpisce molto, a parte lo stile musicale, lo stile di vita. La controversa Dark Polo Gang, che si auto sponsorizza non avendo firmato per nessuna casa discografica, sta iniziando ad influenzare i giovani con uno stile totalmente nuovo e rivoluzionario, non identificabile in nessun altro trapper.

Già agli esordi al loro primo live a Milano si sono ritrovati un migliaio di persone nonostante fossero seguiti solo da un centinaio. Sono una delle innovazioni più criticate nel panorama musicale. Come ha detto uno di loro, se non ti piacciamo, è perché piacciamo alla tua donna o a tua madre! A loro si deve un nuovo termine, #swag, che rimanda al loro “atteggiarsi così tanto”, parlare solo di soldi per lanciare un messaggio: nella vita non conta arrivare secondi o terzi, ma primi, nel senso che devi arrivare fino in fondo per primo e far vedere che sei sempre più up degli altri. Un approccio che, se può essere pericoloso se mal gestito emozionalmente dai ragazzi, sottintende un messaggio di positiva motivazione.

I DPG sono ragazzi che raccontano i ragazzi, nel senso che il loro fenomeno è con ogni probabilità dovuto alla forte identificazione che i giovani hanno con quello che cantano e le espressioni che usano: panetta, flexare, let’s get it sono il vocabolario dei ragazzi e il loro codice.

Per questo trovo assurdo chi, riferendosi al trap, parla di musica inesistente, testi stupidi, o addirittura nichilismo dei contenuti. Inutile fare l’amarcord di De Andrè e altri grandi artisti: si tratta di fenomeni reali, di ampia portata, che vanno capiti e soprattutto rispettati.

Per evitare di prendere per il culo i giovani che, ricordiamocelo tutti, sono il futuro!

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