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Undici tavoli di lavoro istituiti al MIUR per riformare alcuni temi fondamentali della scuola con proposte che arriveranno entro aprile prossimo.

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È di questi giorni la notizia (molto positiva nelle intenzioni) di undici gruppi di lavoro istituiti al MIUR dal Ministro Marco Bussetti su altrettanti temi prioritari. Si pensa a laboratori di innovazione che lavorino su:

  1. competenze trasversali e orientamento;
  2. inclusione scolastica;
  3. attività sportive scolastiche;
  4. valutazione del sistema scolastico;
  5. primo ciclo;
  6. cultura umanistica;
  7. Istituti tecnici e professionali;
  8. soft skills ed educazione civica;
  9. quadriennali e scuole innovative;
  10. équipe territoriali;
  11. bullismo e prevenzione.

I gruppi saranno molto operativi, composti da professionisti con competenze altamente specifiche che svolgeranno la propria attività a titolo gratuito. L’approccio richiesto è molto pragmatico, con immediata applicazione operativa. Infatti, dopo una fase di analisi e approfondimento, saranno presentate proposte entro aprile 2019, allo scopo di provare a riformare il sistema di istruzione, innalzando la qualità dell’offerta, introducendo nuove metodologie e innovando la didattica.

Secondo il Ministro, la scuola ha bisogno di azioni ragionate e strategiche, definite da persone qualificate, e di concretezza, senza stravolgere ciò che esiste, ma agendo con interventi chiari e precisi e con un metodo agile, frutto dell’ascolto dei territori e delle esigenze di chi vive la scuola ogni giorno. Insomma, al MIUR il Ministro prova a mettere la quinta per passare dalle parole ai fatti.

Accolgo con un plauso questo tentativo per riformare un sistema di istruzione diventato anacronistico e scollato dai tempi. Ne avevo già parlato nel mio post sui #sistemidiistruzione che sono al palo. In particolare, guardando alle dichiarazioni del Ministro, l’auspicio è che l’attenzione e lo sforzo si concentrino su:

  • qualità dell’offerta, per arrivare a incidere sia sulle discipline sia sulle modalità di apprendimento sia sull’esperienza di apprendimento, tenendo conto sia del tema delle soft skill che passa attraverso l’intelligenza e l’apprendimento socio-emotivo (di cui avevo parlato nel mio post proprio sull’intelligenza socio-emotiva) sia di un maggiore contatto tra scuola e mondo del lavoro;
  • nuove metodologie, per arrivare ad un impiego più sistemico della tecnologia come fondamentale elemento di integrazione a supporto del processo di apprendimento;
  • innovazione didattica, per dare finalmente spazio all’elevazione a rango di disciplina delle soft skill e all’innesto di quelle tecnologiche e digitali.

L’auspicio è che i tavoli portino a riforme sostanziali. Aspetteremo le proposte, ma intanto un segnale positivo è arrivato: le intenzioni giuste!

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